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Selezione dal Terra di Tutti Film Festival di Bologna, a cura di Roberto Rinaldi (Gvc Marche)
Il Terra di Tutti Film Festival di Bologna (www.terradituttifilmfestival.org) è organizzato dalle ONG GVC e COSPE ed è una rassegna di documentari e cinema sociale dal sud del mondo. L'obiettivo dell'iniziativa è di dare visibilità alla realtà di quei paesi, popoli e lotte sociali che sono "invisibili" nei mezzi di comunicazione e di dare spazio ai video come forma di espressione critica, come metodo per affermare la propria individualità e come torcia sul mondo e sui problemi che colpiscono i molti sud del mondo di ogni paese.
Gvc, Gruppo di Volontariato Civile, è una Organizzazione Non Governativa laica nata nel 1971 a Bologna, riconosciuta dal Ministero degli Esteri e dall'Unione Europea, che si occupa di cooperazione internazionale allo sviluppo. GVC oggi è presente attivamente in 27 Paesi, i progetti sono realizzati da 80 cooperanti italiani all'estero e da ben 5000 operatori locali (info: www.gvc-italia.org)
Aisha è tornata
regia di Juan Martin Baigorria, Lisa Tormena (Italia 2011, 35')
Il documentario racconta le migrazioni di ritorno nelle province di Khouribga ,Beni Mellal e Fkih Ben Salah, principali bacini d'emigrazione dal Marocco verso il Sud dell'Europa, descrivendo le problematiche legate a questo fenomeno da un punto di vista di genere e concentrandosi sulle storie femminili. Narra le vicende di sei donne marocchine, tornate nella loro terra d'origine dopo essere emigrate e aver vissuto in Europa, mettendo in evidenza i diversi motivi che le hanno spinte a emigrare, le differenti ragioni che le hanno portate di nuovo in Marocco e soprattutto le difficoltà del ritorno. Storie spesso drammatiche, aggravate dal fatto che le protagoniste sono donne.
Encourage
regia di Eleonora Campanella (Italia, 15')
Fatoumata, partita dalla Libia con il figlio, sbarca in Italia dove incontra un giovane sicilano. Una storia di integrazione, ambientata in una piccola contrada siciliana, vissuta attraverso gli sguardi, i silenzi e i gesti di chi arriva e di chi accoglie.
Mimoune
regia di Gonzalo Ballester (Spagna 2007, 11')
Il fenomeno dell'immigrazione illegale porta con sé una conseguenza dolorosa: la separazione dei migranti dalla loro famiglia. Questo documento nasce dal desiderio di unire, anche solo attraverso una telecamera, una famiglia che da molto tempo spera di ricongiungersi. Filmando due nuclei familiare separati dal mediterraneo, l'autore mostra la tematica della migrazione sotto un altro punto di vista.
Harga
regia di Leila Chaibi (Tunisia 2010, 27')
"Harga" mostra i sogni di una generazione nata sotto l'abbaglio dell'illusoria opulenza imposta dalla società moderna. In un mondo dove non c'è più posto per gli emarginati, dove tutto è condizionato dal luogo di nascita, dove il quartiere in cui si vive definisce il nostro avvenire, si sogna di luoghi lontani. Per allontanarsi dalla miseria alcuni scelgono tra agire e subire; partire o morire. "Harga" ci porta a conoscere il grido silenzioso di una generazione che ha sete di libertà, di cambiare la propria esistenza e di essere protagonista della propria vita.
Artocracy Tunisia
regia di Alastair Siddons (Tunisia 2011, 14')
Sei fotografi hanno viaggiato per il paese e scattato 100 foto-ritratti per rappresentare la diversità dei tunisini: uomini e donne, giovani e vecchi, provenienti da Nord, Sud, Est o Ovest, ricchi o poveri, funzionari pubblici, imprenditori, operai, contadini, disoccupati. Dalle foto sono stati realizzati enormi poster affissi poi in diversi punti strategici della Tunisia, simbolo del potere di Ben Ali (come ad esempio il parlamento o il palazzo presidenziale). Un evento straordinario per un paese che poco prima aveva esposto solo i ritratti del dittatore.
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Selezione dal Terra di Tutti Film Festival
Harraguantanamo
regia di Giulia Bondi e Ilyess ben Chouikha (Italia 2011, 5’)
Ilyess, 30 anni, originario di Zarzis (Tunisia) ha documentato il suo viaggio da harraga, clandestino, in 70 fotografie scattate col cellulare tra il 28 marzo e il 17 aprile 2011. Dalla traversata a Lampedusa, tra emergenza e accoglienza, fino a una tendopoli dove ha vissuto per 13 giorni. "Come a Guantanamo", dice lui; senza acqua a sufficienza per le docce di 700 persone, tra tentativi di fuga inizialmente negati dalle forze dell’ordine, nella costante incertezza sul proprio destino.
Recinti (Manduria)
regia di Andrea Gadaleta Caldarola (Italia 2011, 35’)
"Recinti, Manduria 2011" è un progetto di comunicazione indipendente che prende forma in un reportage. Il reportage racconta la nascita del centro d’identificazione ed accoglienza nato nel marzo del 2011 fra Oria e Manduria, in Puglia, dall'arrivo dei primi tunisini fino al momentaneo svuotamento del campo. Ripercorre le storie di chi è andato via dalla Tunisia, nei primi mesi di quest'anno, attraversando il Mediterraneo in barca, per poi trovarsi in Italia rinchiuso nei recinti di Lampedusa, Manduria, Santa Maria Capua Vetere e nei CIE costruiti sull'onda dell'emergenza.
Niguri
regia di Antonio Martino (Italia 2009, 47’)
Il microcosmo del piccolo villaggio calabrese di Sant’Anna “invaso” dai “Nìguri”(Neri in dialetto calabrese), dove ha sede uno dei più grandi campi d'accoglienza d'Europa, riflette quello che succede nel macrocosmo d’Italia: paura delle diversità, diffidenza e il dubbio di come, e se, accogliere gli immigrati clandestini che raggiungono le nostre coste. La gente di Calabria, storicamente definita emigrante, accetta malvolentieri la convivenza con i nuovi arrivati, che attendono a lungo, e spesso invano, un documento per poter vivere in Italia e che molto probabilmente finiranno in posti come Rosarno a fare gli schiavi.
O scià. La frontiera
regia di Lorenzo Galeazzi e Danilo Monte (Italia 2009, 20’)
Oggi Lampedusa è un “autogrill in mare”. Nel corso del 2008 sono arrivati sull’Isola circa trentamila migranti. Uomini e donne che decidono di lasciare la propria terra per migliorare le proprie condizioni di vita, o per scappare da guerre, fame e persecuzioni. Le fasi del soccorso, dell’accoglienza e della detenzione mostrate attraverso gli occhi dei protagonisti coinvolti: dai marinai, che salvano gli immigrati dal mare, allo staff del centro d’accoglienza, dai lampedusani ai migranti stessi. O’Scia riapre il dibattito sullo status di queste persone (sono naufraghi o clandestini?) e sulla dinamica dello sbarco che in realtà non esiste (nove volte su dieci queste persone vengono recuperate in acque internazionali) soffermandosi sulle reazioni degli abitanti dell’isola.
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Selezione dal Terra di Tutti Film Festival
Le nuvole non si fermano
regia di Carlotta Piccinini (Italia/Algeria, 53’)
Canzone per Amine
regia di Alberto Bougleux (Spagna/Francia/Italia 2009, 53’)
Ogni mercoledì, in piazza Addis Abeba ad Algeri, le madri e le famiglie dei cittadini algerini rapiti dagli agenti dei servizi segreti e della sicurezza militare si riuniscono in protesta davanti alla Commissione Nazionale per i Diritti Umani. Sono ufficialmente 7.200 gli algerini spariti nelle carceri da quando è iniziata la “guerra al terrorismo”. Le sparizioni vengono oggi definite “danni collaterali”, per i quali lo Stato si dichiara “responsabile, ma non colpevole”. L’indennizzo offerto alle famiglie è concesso in cambio della rinuncia alla verità sulla sorte degli scomparsi. Nassera Dutour, dopo la sparizione di suo figlio Amine nel 1997, ha dedicato la sua vita alla creazione del movimento delle famiglie degli scomparsi e alla lotta per la memoria, la verità e la giustizia.
Ingresso gratuito
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Selezione dal Terra di Tutti Film Festival
Donne che rifiutano la morte
regia di Mohamed Kenawi (Qatar/Italia, 44’, anteprima 2012)
Donne che rifiutano la morte" non è un documentario sulla guerra, ma su coloro che sono sopravvissuti alla morte causata da bombardamenti....per ritrovarsi in un' altra realtà di morte più dura e dolorosa, quella del lutto per la scomparsa di familiari, per la perdita di diritti e della propria identità e quella di vivere in povertà. Molte donne hanno rifiutato questo tipo di morte, si sono ribellate ad essa, per riprendere e garantire una vita dignitosa a loro stesse ed agli altri.
No Utopia
regia di Edis Livnjak e Luca Gambi (Bosnia/Italia, 30’)
Il Film realizzato nell'ambito del progetto Ponte Radio (Alice - Sul confine - Kroz Ogledalo) guarda alla città di Tuzla (Bosnia Erzegovina), tuz in lingua turca significa sale, città dove moschee e chiese sono sopravvissute alla guerra perché patrimonio cittadino piuttosto che scheletri o bandiere in mano all'una e all'altra fazione. Cittadini che non sono sinonimo di utopia fuori dalle logiche deviate del potere che per sua natura divide piuttosto che unire. Cittadini che sono rimasti uniti, non vittime inermi di una guerra devastante e che ora sognano un futuro in grado di portare la Bosnia ad un' altra generazione, trasformando le tracce del passato senza perderlo.
Sarà presente il regista Luca Gambi.
Ingresso gratuito