Presentata in anteprima al Sarajevo Film Festival 2008, la pellicola non parla della guerra ma punta la sua attenzione sulla situazione attuale, offrendo uno spaccato tristemente reale sui problemi strutturali e sulle difficoltà della vita quotidiana.
Sarajevo, BiH prende lo spunto per raccontare tre storie esemplari: il Museo d’Arte Contemporanea di Sarajevo “Ars Aevi” di Enver Hadziomerspahic, Obrazivanje Gradi BH di Jovan Divjak e, appunto, la Cooperativa “Insieme” di Rada Zarkovic e Skender Hot.)
A guerra appena finita, quasi nessuno avrebbe potuto immaginare una cosa del genere: in Bosnia-Erzegovina (a Bratunac, pochi chilometri da Srebrenica) esiste un posto dove lavorano insieme donne i cui mariti, figli, padri o fratelli sono stati uccisi da opposti nazionalismi. Eppure, non solo la cooperativa “Insieme” esiste, ma si consolida e cresce. Il mondo della realpolitik è capovolto.
Fuori dalla propaganda di guerra (che continua anche in pace a difendere interessi privati) i ruoli si ridefiniscono. Carnefici e vittime tornano a essere tali, quale che sia la loro religione di appartenenza.
Ricordare è fondamentale, ma la memoria non è neutrale. Si può usare per alimentare l’odio o per combatterlo. La scelta è netta. Riconoscere il proprio dolore in quello degli altri è difficile, ma non impossibile.