Alba al suono della Sevdalinka per la terza giornata di Adriatico Mediterraneo 2022
Il duo Favro-Mlinar ha accompagnato il sorgere del sole al Passetto raccogliendo il testimone da Amira Medunjanin, star della musica balcanica, protagonista di una performance unica e coinvolgente.
Stasera doppio appuntamento alla Corte della Mole con il concerto del pluripremiato cantautore genovese Federico Sirianni e della band Veja.
Le sonorità malinconiche della Sevdah di Kristina Mlinar, giovane cantante e violinista, accompagnata dalla chitarra di Piercarlo Favro, hanno salutato il sorgere del sole sulla città e sulla terza giornata di Adriatico Mediterraneo Festival. I due artisti emergenti hanno incantato il pubblico, come sempre numeroso ai concerti all’alba alla scalinata del Passetto. Bosniaca, originaria di Banja Luka, Kristina Mlinar ha vinto numerosi premi, in particolare in Bielorussia, ed ora vive a Trieste dove studia al conservatorio Tartini. Triestino di nascita, invece, il talentuoso chitarrista Piercarlo Favro. Il duo ha proposto brani della tradizione bosniaca raccogliendo il testimone da Amira Medunjanin, la massima interprete contemporanea della Sevdah, che ieri sera (1 settembre) ha fatto risuonare nell’Auditorium della Mole le melodie e i canti della tradizione balcanica, insieme a Zoran Majastorovic alle chitarre e Antonio Vrbicki alla fisarmonica. Un concerto unico e coinvolgente durante il quale Medunjanin ha dialogato con il pubblico, numerosi gli spettatori bosniaci, al quale ha poi regalato un inaspettato omaggio al cantante sardo Andrea Parodi, e dal quale si è congedata con un assolo senza amplificazione. «La sevdalinka si cantava così – ha spiegato – in una stanza in cui si stava vicini, senza microfoni». La tutela e la diffusione della musica e dell’identità culturale bosniaca è da sempre uno dei massimi impegni della cantante. Impegno che le è valso anche il Premio Adriatico Mediterraneo 2022, consegnato ieri sera dall’ambasciatore Fabio Pigliapoco, capo del Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico Ionica.
Il concerto all’Auditorium Tamburi ha concluso la seconda giornata della kermesse che si è aperta con il primo dei tre appuntamenti curati dall’Associazione italiana di cultura classica. Sala Boxe gremita per ascoltare la conferenza del professor Luigi Bravi, presidente Accademia Raffaello sullacommedia greca antica. La conversazione tra l’ambasciatore Michael L. Giffoni ed il giornalista e storico Sergio Sparapani ha invece aperto il ciclo di incontri di approfondimento sulla Bosnia. Le ferite lasciate dalla guerra «emblema della cattiva coscienza occidentale», le parole di Giffoni, il lento processo di pacificazione «la Bosnia è passata dall’inferno della guerra ad un lunghissimo purgatorio, caratterizzato dall’assenza di conflitti, ma dalla mancanza di un vero progresso», ha continuato il diplomatico, e le prospettive future alla vigilia delle elezioni nel Paese «in un crescendo di tensioni», i temi al centro del dibattito a Spazio Presente del Museo della città, luogo dal quale l’ambasciatore ha ricordato il legame di Ancona con l’altra sponda dell’Adriatico, anche durante la guerra: «da qui partivamo con gli aerei, ma anche con i traghetti per raggiungere i luoghi del conflitto e da qui partivano anche gli aiuti umanitari».
Il focus sulla Bosnia prosegue anche oggi (2 settembre) in piazza del Plebiscito alle 19 con Paesaggi d'ombre. Bosnia tra viaggio e nuova migrazione. Il poeta Loris Ferri in dialogo con Lucrezia Michelotti, Luca Palombi, soci e volontari dell’associazione Lutva. Dal cuore dell’esperienza dell’associazione Lutva, attraverso un nuovo modo di intendere il viaggiare, viene presentata l’anima dei luoghi vivi, degli incontri più inattesi e delle ferite umane, fino al racconto del progetto internazionale Refest, sulle nuove rotte della migrazione, da cui prende vita il libro: Cinema Sarajevo di Loris Ferri (Ensemble 2022). Alle 18:30 invece, a Spazio Cinema alla Mole, il secondo appuntamento con la cultura classica con il professor Ivano Dionigi Le parole sono importanti. La parola come bene più prezioso, la qualità più nobile, il sigillo più intimo. A una persona, a un gruppo, a una popolazione si possono togliere averi, lavoro, affetti: ma non la parola. La mancanza o la mutilazione della parola negano l’identità, escludono dalla comunità, confinano alla solitudine e riducono allo stato animale.
La tregua del maltempo consentirà lo svolgimento degli eventi della sera alla Corte della Mole, alle 21.30, con un doppio appuntamento musicale, il concerto della band Veja, in collaborazione con il Festival MOST, anticipato dalla performance del pluripremiato cantautore genovese, Federico Sirianni. La ricerca nell'ambito della musica popolare istriana e sull'esecuzione di questa secondo arrangiamenti moderni con strumenti tradizionali è il fulcro del lavoro della prima formazione. Il progetto musicale è iniziato nel 2007, l’idea era quella di creare un gruppo che suonasse canzoni e melodie tradizionali, ma in uno stile moderno e riarrangiato, usando cornamuse istriane, fisarmonica, basso e djembe. Federico Sirianni presenterà invece il suo Maqroll, ispirato alle avventure dell’omonimo e celebre gabbiere, raccontate nei romanzi dello scrittore colombiano Alvaro Mutis. A distanza di cinque anni da Il Santo, album che ha riscosso un ottimo riscontro di pubblico, critica e vendite e che ha ricevuto la Menzione Speciale del Club Tenco per la manifestazione Musica contro le mafie, Sirianni pubblica il suo nuovo progetto discografico che vede la produzione artistica di Raffaele Rebaudengo, violista e compositore degli GnuQuartet. Le canzoni del disco sono alternate a brevi monologhi e letture tratte dai racconti di Alvaro Mutis in una forma quasi di teatro-canzone.
Oggi via anche all’Extrafestival con Walkabout alle 16.30 alla Sala Polveri della Mole (replica stessa ora anche domani 3 settembre). Lo spettacolo nasce durante il lockdown da un’urgenza di Sonia Antinori di trovare una strada alternativa al movimento reale, che si trasforma nel 2021 attraverso l’incontro con Lucia Baldini. Nella nuova fase di sperimentazione il cambiamento di punto di vista allarga il ventaglio dei linguaggi artistici: parola, immagine e suono dischiudono una geografia umana che desta emozione, compassione, tenerezza. In Walkabout il viaggio - come sequenza di non luoghi, territori che si attraversano in un processo di conoscenza - disegna una nuova mappa culturale. Parole e immagini creano analogie fra i luoghi narrati e il percorso interiore del viaggiatore. I racconti da Burkina Faso, Messico, Cuba e Australia trascendono l’esperienza biografica e schiudono gli orizzonti complessi della contemporaneità.