Le-Kel 'Olam - un viaggio attraverso le musiche degli ebrei d'Italia
Con Enrico Fink, voce e flauto e la partecipazione di Giuseppe De Trizio, chitarra
Presenti con continuità storica in Italia da più di duemila anni, gli ebrei portano con sé in ogni piccola o grande comunità un ricchissimo repertorio musicale di tradizione per di più orale, diverso di città in città e di sinagoga in sinagoga, un mélange di influenze e invenzioni, memorie antichissime e creazioni più recenti.
Questo incontro sta fra la conversazione e il concerto, raccontando con parole ed esempi musicali alcuni passaggi di una lunga ricerca in questo mondo affascinante - sia in realtà dove la tradizione è viva e vibrante, sia in altre dove studiare la musica tradizionale significa spesso tuffarsi in vecchi spartiti del coro, trascrizioni, e vecchie registrazioni.
La musica ebraica in Italia ha una storia ricca e complessa. Questa è anche la storia delle tre tradizioni più diffuse in Italia: il rito sefardita (proprio degli ebrei di discendenza spagnola, arrivati in Italia in seguito alla cacciata dalla Spagna nel 1492), quello ashkenazita (proprio degli ebrei di origine tedesca ed est europea stanziatisi nel corso dei secoli in gran parte dell’Europa, compresa l’Italia settentrionale), e quello italiano (proprio delle comunità romane, presenti in Italia prima della distruzione del tempio da parte dei Romani e dell’inizio della diaspora ebraica). Riti diversi presentano differenze nella struttura e nell’ordine delle preghiere, e differenze notevoli nelle melodie che accompagnano le preghiere stesse; ogni comunità, inoltre, ha conservato proprie tradizioni, e in particolare propri canti e melodie.
Molta della musica che oggi si può ascoltare nelle sinagoghe italiane è stata scritta o arrangiata a metà del diciannovesimo secolo, dopo l'abbattimento della mura dei ghetti in gran parte del centro e nord Italia; l'epoca della Emancipazione, quando gli ebrei italiani che avevano partecipato attivamente al Risorgimento tenevano molto alla loro “italianità”, e - per esempio - si dedicarono a costruire nuove imponenti sinagoghe, e spesso decisero di rimettere mano alle proprie antiche tradizioni musicali per renderle più in linea con il gusto contemporaneo. Ma il tipico amore ebraico della tradizione ha fatto sì che molta della nuova musica composta nell'800 mantenesse memoria delle melodie più antiche: così che è comune sentire traccia di musica del 1700, 1600, o persino 1500 o prima ancora. Anzi, in qualche modo il canto sinagogale italiano è come una storia delle relazioni fra gli ebrei italiani e la società circostante, una storia nascosta fra le pieghe musicali.
Ricercatore e musicista, Enrico Fink è di ritorno da un incarico trimestrale presso l'università di Oxford come parte di un gruppo di studi internazionali sulla musica ebraica in Europa fra il XVI e il XVIII secolo, ed è impegnato in un progetto di trascrizione e analisi del patrimonio musicale delle tradizioni ebraiche italiane assieme a ricercatori italiani, americani, tedeschi e israeliani. Nel corso dell'ultimo anno ha completato la sua sesta tournée americana, esibendosi in università teatri e istituzioni ebraiche con un programma relativo alle tradizioni musicali ebraiche italiane; e ha concluso una tournée teatrale triennale in cui ha diretto l'Orchestra Multietnica di Arezzo su sue composizioni originali per il nuovo spettacolo scritto da Stefano Massini e interpretato da Ottavia Piccolo. È presidente della Comunità Ebraica di Firenze dal novembre 2020.
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