Dare (falsa) voce alle donne. Falsificazioni di testi femminili dall'Atene classica a oggi.
Incontro a cura dell'AICC delegazione di Ancona, ospite la professoressa Lucia Floridi e il professor Federico Condello
«Il silenzio fa belle le donne», recita un verso di Sofocle che nell’antichità divenne proverbiale (Aiace, v. 293). «La cosa più bella per un donna» – gli fa eco Euripide – «è il silenzio» (Eraclidi, vv. 476s.). Dall’antichità a oggi, la voce maschile soverchia la voce femminile, e il «silenzio delle ragazze» – come l’ha chiamato una scrittrice inglese contemporanea, Pat Barker – è una cifra durevole della storia occidentale.
Ma c’è un fenomeno forse ancora peggiore, e certo più insidioso, del «silenzio delle ragazze»: la pretesa maschile di parlare in luogo e a nome delle donne. Un esempio sintomatico e peculiare è rappresentato dai falsi letterari o documentari che – confezionati da uomini – vengono attribuiti a donne storiche o immaginarie. Passeremo in rassegna esempi di possibili voci femminili falsificate in parte o in toto, dalla letteratura della Grecia arcaica e classica fino all’Italia – anzi, alle Marche – dei nostri giorni.
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