Inaugurazione mostre disegnatori e fotografi del Libano e della Bosnia-Erzegovina

Una mostra o meglio un percorso, articolato in quattro sezioni che attraversa varie arti figurative (dalla pittura al fumetto, dall'illustrazione alla fotografia) per mettere in contatto due città simbolo della convivenza possibile.
La capitale libanese e quella bosniaca, città violate dalla guerra, invocano il battito di una pace che possa essere speranza per l'Europa e per tutto il Medio Oriente.

La realtà libanese inizia con una sezione denominata "Cedri a fumetti: disegnatori dal Libano" curata dall'associazione Mirada di Ravenna.
Il Paese dei Cedri visto con gli occhi di Zeina Abirached, Mazen Kerbaj, Michèle Standjofski, Farah Nehmé Alba, Noura Badran, Ralph Doumit, Ghadi Ghosn, Lena Merhaj.
L'autrice più rappresentativa è senza dubbio Zeina Abirached, nata a Beirut nel 1981 e spesso paragonata all'iraniana Marjane Satrapi. Con i disegni racconta la sua infanzia in una casa situata sulla "linea verde", zona di demarcazione che tagliava in due la città di Beirut durante la guerra civile. Con uno stile affinato, in bianco e nero, tutta la gravità di Beirut mescolata allo sguardo di una bambina che scopre alla fine la realtà del mondo.
Zeina ha aperto una breccia in Libano, paese che contava fino ad oggi pochissimi autori di fumetti.

Si prosegue con un evento espositivo che racconta attraverso le immagini fotografiche la dura realtà dei campi profughi palestinesi in Libano.
Le fotografie sono il frutto di un lavoro realizzato nel campo di Mar Elias nel cuore della capitale libanese Beirut, cui hanno collaborato alcuni giornalisti e fotografi italiani, quali Patrizio Esposito e Mario Boccia, che hanno conosciuto la realtà dell'esilio palestinese durante varie permanenze, a partire dal 2000.
Un gruppo di quattordici giovani palestinesi provenienti dai campi profughi trasmette il proprio vissuto ed esporta una parte fondamentale della propria storia. L'Organizzazione Non Governativa Cestas, che opera in Libano dal 2007 sui temi delle pari opportunità e dell'equo accesso ai sistemi sanitari, attraverso l'Ufficio Regionale delle Marche promuove tale mostra nell'ambito del Festival.


Sarajevo è raccontata dalle fotografie di Danilo Krstanovic, importante fotoreporter, sarajevese, che ha documentato le tragedie e i mutamenti della sua città, come corrispondente della Reuter, sui maggiori quotidiani del mondo.
Fotografie memorabili, quali quelle dell'assedio di Sarajevo, che lasciano increduli di fronte a tanta crudeltà e violenza. Ma anche la sua trasformazione e la sua sofferta ricerca di una normalità. Un racconto per immagini che attraverso le foto, prevalentemente in bianco e nero, di Danilo Krstanovic sembra perdere la sua valenza temporale per appartenere ad un passato indicibile o ad un futuro impensabile. In verità è la realtà dei nostri tempi.

Il percorso prosegue con le opere di Edin Numankadic, uno dei principali artisti di Sarajevo. Le sue tele sono come pietre che recano incise iscrizioni: parole e frasi per un linguaggio del gesto, una coreografia di segni. Alle tele si accompagna una selezione delle sue "scatole della memoria", contenitori di storie per sopravvivere. È fondatore del gruppo artistico Spazio-Forma.
Ha esposto le sue opere in ogni parte del mondo, sia con mostre personali che collettive. Per due volte (nel 1993 e nel 2003) ha rappresentato la Bosnia-Erzegovina alla Biennale di Arte Contemporanea di Venezia, con il progetto "Witness of Existence".

Le due sezioni dedicate a Sarajevo sono state curate dal Piero del Giudice, docente di storia e letteratura italiana, critico e storico dell'arte, scrittore e giornalista. Nella Jugoslavia della guerra civile e in Sarajevo assediata è stato corrispondente dei maggiori quotidiani e periodici di lingua italiana, della televisione svizzera e italiana.

Viene inoltre presentata 'Home sweet home', installazione di Ljudmilla Socci, artista dorica, residente a Londra, con molti riconoscimenti internazionali per le sue opere fotografiche. Ljudmilla Socci torna ad esplorare le tematiche dell'abbandono e della perdita: il soggetto cercato in tante delle sue fotografie si materializza in forme ed atmosfere che lo spettatore può penetrare ed osservare da più e più punti di vista. Le persone care, gli ambienti familiari si trasformano in spettri dissolti in un'atmosfera senza tempo, nella consapevolezza di una più profonda riflessione oltre l'attimo di un'istantanea.


DOMENICA 30 AGOSTO

ore 18.00 - Spazi espositivi Mole Vanvitelliana

Beirut-Sarajevo. La speranza di vivere
Inaugurazione mostre disegnatori e fotografi del Libano e della Bosnia-Erzegovina