Nel 1944 Thomas Stearns Eliot ha definito l’Eneide “il classico di tutta l’Europa”. Se durante la Seconda guerra mondiale il capolavoro di Virgilio appariva come un simbolo d’unione in un’epoca di tragiche divisioni, negli ultimi anni si è tracciato un parallelo soprattutto fra Enea profugus, costretto ad abbandonare una patria distrutta e ad attraversare il Mediterraneo alla ricerca di un futuro, e i molti Enea che affrontano oggi analoghi viaggi di disperata e spesso fatale migrazione, nel Mediterraneo e non solo.
Anche nel tragico frangente della pandemia – che in questi mesi ha di fatto soppiantato nelle cronache l’emergenza degli sbarchi – si è tornati a guardare all’Eneide e in particolare all’esempio di pietas verso i propri cari che Enea ha offerto mentre fuggiva dalla sua città in fiamme: “La civiltà” – è stato scritto – “è Enea che porta il padre sulle spalle”.